
L’8 marzo 2020, in Italia, siamo entrati ufficialmente in “lockdown” o, per non interferire contro il sommo parere dell’Accademia della Crusca, in uno stato di “confinamento per un tempo piuttosto lungo”) . Sebbene la situazione fosse piuttosto delicata, noi studenti abbiamo quasi fatto “baldoria” poiché questa chiusura è stata percepita come una momentanea pausa dalla scuola e dal mondo esterno.
Da DPCM a DPCM, però, questa pausa iniziava a durare un po’ troppo, non solo per noi studenti, ma anche per i lavoratori. Negozianti, artigiani, ristoratori e altre categorie iniziarono ben presto a soffrire la situazione e la pazienza andò a scemare sempre di più.
Rabbia e tristezza avvolgevano le menti di tutti.
Ma io non rientravo tra questi “tutti”. Durante il primo lockdown si può dire che la mia mente sia stata cullata da così tanto relax e tranquillità che ho vissuto quel periodo come una lunga vacanza da tutti i problemi e da tutte le ansie che mi tormentavano prima del lockdown. Non bisogna dimenticare che in quel periodo si tendeva a pensare che questa strana e sgradevole situazione sarebbe terminata di lì a poco. E poi c’è anche da dire che in un primo momento la modalità adottata per fare scuola a distanza, la celeberrima “DAD”, ha attratto noi studenti in quanto novità.
Il lockdown mi ha salvata: si, ma solo all’inizio…
Prima di continuare il racconto, è bene spiegare meglio la mia precedentemente affermazione: quando dico che <<il “lockdown” mi ha salvata>> non sto dicendo che mi ha salvata da una qualche tremenda verifica orale o scritta. Credo mi abbia salvata da “me stessa”, più precisamente dalla superficialità, la procrastinazione o l’indifferenza con cui mi approcciavo al mondo.

Ad ogni modo, terminato questo confinamento, è arrivata l’estate. Strano da dire, da leggere e da sentire, ma l’estate 2020 per me è stata la più bella: provare a guardare e ad approcciarsi al mondo in un modo così diverso da prima non ha potuto farmi che bene.
A ottobre, però, quando tutto sembrava ripartire nel migliore dei modi, ecco che il mostro con le sue grandi fauci ha cominciato a colpire nuovamente e ci siamo ritrovati richiusi: casi di morti e contagiati in notevole aumento, la paura serpeggiante tra la gente, niente più piccoli atti di speranza, come il flash mob sonoro sui balconi.
Chiaramente ricompare anche la DAD, ma senza l’entusiasmo per la novità che ci aveva accompagnato i primi tempi. Il pensiero fisso di perdere anni fantastici dell’adolescenza o di essere privati di cose all’apparenza semplici, che prima non consideravamo così importanti – come le risate, l’allegria, i viaggi, ma soprattutto lo stare insieme agli amici – è stato davvero tremendo. Per non parlare dell’asfissiante e fastidiosa monotonia che oramai è qui a farci compagnia insieme alla tristezza e alla sensazione che il tempo si sia fermato e non voglia andare più avanti.
Insomma è diventata una situazione davvero insostenibile, non solo per noi studenti ma un po’ per tutti. Alcuni di noi sono addirittura arrivati a preferire il distaccamento dalla vita reale piuttosto che affrontarla, anche e soprattutto per mancanza di forza di volontà.
Ad ogni modo, credo che tutti speriamo nel ritorno della spensieratezza e della libertà presenti nell’epoca pre-Covid.
D’altronde come diceva il grande poeta Foscolo, all’interno de “I Sepolcri”, <<La dea speranza è l’ultima che abbandona gli uomini>>.
Eleonora Artesi