
La pandemia attuale ha sicuramente sconvolto le vite di tutti gli individui, ma cosa può aver comportato nella quotidianità di una studentessa liceale come me sul piano umano?
Voglio iniziare con una riflessione: quando si studiano i grandi eventi storici sui libri di storia, si ricava effettivamente una visione in linea generale, piuttosto parziale. Quell’evento documentato in grande, infatti, assomma in sé e cela le storie di ognuno, da vari punti di vista, come i pezzi di un puzzle. Una volta terminato, questo rappresenterà un’immagine uniforme, dalla quale è difficile poter distinguere le piccolissime parti che la compongono.
Ed ecco dunque che l’avvento del Covid non è stato un evento storico fine a sé stesso, in quanto ha assorbito la vita di ogni persona.
Il periodo attuale vissuto dal mio punto di vista riflette, quindi, in parte, anche la condizione di molti altri ragazzi della mia età. Oggi, ripensando a ciò che è avvenuto e che ancora non è giunto al termine, ho la sensazione che un’importante parte della fase adolescenziale mi sia stata strappata. Il tempo non fa sconti, prosegue il suo corso, mentre la pandemia ha costretto me e tanti altri ragazzi a mettere in pausa la nostra vita sociale.
Una pausa opprimente e soffocante che appare ogni giorno come un’interminabile monotonia. Mi sono ritrovata in una condizione disarmante, che mi tiene in catene. Sono continuamente terrorizzata dallo scorrere inesorabile del tempo, la cui mobilità contrasta aspramente con la mia forzata e dolorosa staticità.

Le mura di casa appaiono ora come catene invalicabili, simbolo di quella monotonia privatrice di esperienza, di crescita.
L’ansia, il non riuscire a dormire la notte e a discernere effettivamente il giorno da quest’ultima, sono stati delle costanti, soprattutto nel periodo iniziale di pandemia. Tutte le paure, quei lati oscuri e negativi che sono, in fondo, nascosti in ognuno di noi sono stati risvegliati dal contesto circostante, che in qualche modo li ha amplificati.
Un senso di incertezza e di malinconia è entrato nella mia quotidianità. Mi sono sentita vincolata da un ambiente circoscritto e distaccato da tutti, come in una grande bolla che sembrava non volersi dissolvere. Fatta eccezione per la mia famiglia, potevo vedere altre persone solo attraverso uno schermo, simile ad un’inferriata che segna il confine tra noi e la realtà sociale.
Ed è per questo che, nel momento in cui c’è stata la possibilità di ritornare a scuola in presenza, ho percepito una parte di quella vita messa in pausa, riavviarsi.
Chi mi ha aiutato? Le mie fonti principali di serenità sono state sicuramente la mia famiglia e le mie amiche, ma credo che essere riuscita ad affrontare questo periodo prima di tutto con me stessa sia stato importante per trovare una sorta di equilibrio interiore. Ciò che ho cercato di fare è stato convincere me stessa di potercela fare, tentando di trovare dentro me una prospettiva di speranza.
A te che stai leggendo e che potrai, in parte, rivederti in queste parole, voglio consigliare di cercare il più possibile la razionalità nell’affrontare questo periodo, che come ogni altro evento storico avrà una fine.

ostacoli, però, possono essere il punto di partenza per una rinascita, rappresentata dai fiori, i quali sono lo stimolo al desiderio di scorgere in modo sempre più nitido quella luce.
Paola Chiara Preiti