
Avevo realizzato questa intervista per il magazine Avis. La pubblico così com’è, nel giorno in cui è tornato in cielo il nostro SuperProf Ignazio Parrino, un’istituzione nell’Avis Comunale Reggio Calabria.
Consigliere Avis, medaglia d’argento, medaglia d’oro e Cavaliere dell’Ordine della Repubblica. Se si dovessero elencare tutte le onorificenze di Ignazio Parrino non basterebbe un’edizione straordinaria di questo magazine. Forse un libro. 83 anni, buona parte dei quali dedicati alla donazione del sangue. Ma l’energia, quella no. Non ha conosciuto i segni del tempo. Parrino è sempre il primo ad arrivare e l’ultimo a levare le tende: gli studenti dell’Istituto tecnico “Panella-Vallauri” lo conoscono così.
Lo chiamano Il professore, anche se non sanno nemmeno che insegnava nella loro scuola. Lo spirito attivo ed entusiasta di un ragazzino lo caratterizza, così come la penna rossa e il foglio a quadretti con tutti i nomi dei donatori appuntati e divisi per classe e per giorno. A dispetto dell’età, organizzazione e metodo sono rimasti invariati.
«Come quando ero delegato a redigere l’orario scolastico qui: mica al computer come si fa oggi! Allora bisognava incastrare laboratori, professori, lezioni. Sono stato docente in questa scuola per tanti anni, al reparto di meccanica».
Ma hai insegnato anche una materia più importante: la solidarietà.
«Certo, però voglio dirti una cosa…».
In segreto o possiamo scriverla?
«Scrivi, scrivi! Questi ragazzi e quelli di ieri mi sono rimasti nel cuore. Sono speciali gli studenti del Panella-Vallauri».
C’è da credergli. Ignazio Parrino li conosce uno per uno, ancora oggi. Oggi che potrebbe godersi la pensione e, invece, continua a dedicare il suo tempo a sensibilizzare i giovani. Con l’incedere rallentato a causa di qualche acciacco fisico, passa di aula in aula. Raccoglie adesioni per la raccolta di sangue con l’autoemoteca. È un mare di persone, in genere. Tanto che in Avis è conosciuto come il top player: colui che in tre giorni riesce a garantire qualcosa come 70-80 sacche.

Donatori giovani, proprio quelli che costituiranno tra qualche anno lo zoccolo duro dell’Avis.
«Anch’io ho cominciato quando ero un po’ più giovane! È stato il professore Meduri a convincermi: mi ha portato in Avis dicendomi che c’era bisogno. Ma non chiedermi che anno era… non me lo ricordo».
Son passati troppi anni. Nel frattempo gli alunni di allora si sono diplomati e oggi tornano in Avis con i figli già grandi. Perché il professore Parrino ha lasciato un segno indelebile per tante generazioni.
«Io direi che ho fatto il lavaggio del cervello in favore della donazione e per garantire il sangue a quelli che ne hanno bisogno».

Le donazioni che hai fatto fare sono centinaia, ma tu quante ne hai fatte?
«Vedi quelle due casse d’acqua? (indica due fustini)… sono in tutto 18 litri: quello è il sangue che ho donato in Avis in 12 anni, finché ho potuto».
Caspita. A vederlo così, è tantissimo sangue! Ora che non puoi più donare per limiti d’età, ti sei ritagliato un ruolo diverso. Non riesci proprio a restare fermo?
«Quello che posso fare è spingere i più giovani a compiere questo gesto bellissimo, donare se stessi agli altri».
Mi pare di capire che non hai alcuna intenzione di andare in pensione dall’Avis?
«Io mi auguro di continuare fino a cent’anni a promuovere la donazione di sangue, se il Signore mi lascia continuerò di sicuro, il mio impegno ce lo metto sempre perché la nostra è una missione fondamentale».
Ignazio Parrino oltre all’impegno per Avis ci mette un amore smisurato per questi che ancora oggi considera i suoi studenti. Lo si nota in ogni dialogo. Come un nonno premuroso, coccola i ragazzi dell’istituto “Panella-Vallauri”.
«Giovanotto dove abiti? Fermati un altro poco. Come torni a casa? In motorino?»
Gli fa le raccomandazioni di rito: mettere il casco, bere tanta acqua e riposare per tutta la giornata. Quello che Ignazio Parrino proprio non riesce a fare. Innamorato com’è dell’Avis. Da ottantatre anni.
