La testimonianza di Alfredo ci apre a una “nuova” normalità in cui fare tesoro delle tante lezioni che ci ha lasciato il Covid. Prima fra tutte che le persone vanno ascoltate, vicine o lontane poco importa.
Mi chiamo Alfredo Sprovieri, ho 38 anni, sono un giornalista e da un po’ di tempo provo a fare anche lo scrittore. Vivo, lavoro e studio a Roma, ma provengo da San Pietro in Guarano, un bel posto vicino Cosenza.
Durante questa pandemia quello che faccio ha avuto il privilegio, rispetto a tanti altri mestieri, di andare avanti. Certo, come tutti, non abbiamo più avuto la possibilità di viaggiare come prima e di incontrare le persone (se non da dietro uno schermo), ma sostanzialmente non ci siamo fermati, perché, forse mai come in questo periodo, era importante continuare a informare e raccontare.
Penso che continuerà a valere: alle persone bisogna continuare a parlare, le persone vanno ascoltate.
Nella nuova normalità che tutti siamo chiamati a costruire al più presto, dobbiamo dimostrare di fare il nostro avendo imparato molte lezioni. Per esempio quella di rendere le nostre quotidianità più sostenibili per il posto che ci ospita e più inclusive per le persone rimaste ai margini.
Le differenze che ingrassano le ingiustizie saranno infatti più forti quando l’emergenza sanitaria finirà: dobbiamo fare tutti la nostra parte per ridurle, se non per azzerarle.
Penso a tante categorie di persone, ma soprattutto ai giovani e alle donne. Troppi lo dicono con retorica da posti di potere dai quali potrebbero fare tante cose.
Io semplicemente penso che questa società non possa più andare avanti desertificando i diritti di così tante persone.
Cosa mi è mancato?
In questo periodo mi è mancato tutto quello che mi piace della vita e mi ha aiutato solo pensare che tornerà.
Ho cercato ogni giorno di parlare di più e meglio con care persone lontane e con sconosciute persone vicine, cercando di migliorare il modo di relazionarmi con gli altri.
Ognuno di noi penso possa fare tanto in questo senso, in ogni rapporto della nostra vita fare un passo indietro quando siamo nella posizione di opprimere e un passo avanti quando subiamo oppressione.
Giorno dopo giorno, un po’ alla volta torneremo a fare quello che amiamo, a volte peggio e a volte meglio. Io tornerò a viaggiare presto e continuerò a studiare a lungo, perché dopo un anno di cattività mi è ancora più chiara la lezione di chi ci disse:
“Studiate per la libertà”.
