AAA cercasi Vita: come le nostre camere sono diventate la nostra prigione

‘’È tutto finito!’’.

È ormai da tanto tempo che aspetto che qualcuno mi dica questa semplice e breve frase, che per me vorrebbe dire rivedere la luce in fondo al tunnel. Nessuno può capire come mi sento. O forse sì? Ogni giorno è come se vivessi un ‘’replay’’ del giorno precedente, la mia vita è diventata un susseguirsi di azioni monotone: mi alzo, studio, mangio, studio, dormo e così via. Ogni giorno rivivo la stessa storia

Tutta la quotidianità è dentro la mia camera.

Nella mia camera c’è la scuola, c’è l’amico che posso però soltanto ‘’visualizzare’’ all’interno di uno schermo. Questa stanza, nonostante mi abbia fatto sentire al sicuro in un periodo così difficile e mi abbia permesso di mantenere e proseguire la mia quotidianità, quindi in qualche modo di proseguire la mia vita, la sento ‘’vuota di realtà’’.

Ho capito che la realtà dentro la mia camera non è vita.

La camera di ognuno dovrebbe essere un luogo nel quale rifugiarti e rilassarti dopo una lunga giornata di studio e di lavoro. Quel piccolo spazio in cui poter passare un momento, un tempo definito magari leggendo un libro, ascoltando la musica, ridendo, piangendo, fantasticando o semplicemente non facendo nulla. Fino a poco tempo fa era esattamente così, adesso invece questo luogo è diventato una specie di prigione dalla quale vorrei solo evadere. In questo momento è solo culla di paure, angosce, ansie, che vedo diventare sempre più grandi me. 

Qualcuno riesce a capirmi? In questo periodo ho sentito spegnersi dentro di me ogni tipo di passione, ogni sogno. Sento che la mia vita non ha più un’’ perché’’, non trovo un senso per viverla. Mi sembra di vivere tutto passivamente, sento che la mia esistenza sta scorrendo senza aspettarmi, e io non posso far altro che vederla scorrere.

Questo periodo ha avuto anche stranamente degli effetti positivi su di me: mi ha fatta annoiare!

Qualcuno penserà: sei felice di esserti annoiata? In un certo senso sì, perché in quei momenti ho iniziato a riflettere proprio su quelle attività che prima occupavano inconsciamente gran parte del tempo ed ho capito che davamo per scontato cose che in realtà non lo sono affatto. Lo capisco proprio perché adesso non le ho più.

Non serve pensare a cose troppo complesse, basta pensare ad un abbraccio. Quanto vorremmo abbracciarci adesso? Quanto vorremmo abbracciare i nostri cari senza paura? Quanto vorremmo semplicemente condividere la nostra merenda con il compagno di banco?

Questo periodo, perciò, oltre che a procurami tante sofferenze, paure, angosce, ansie, mi ha fatta crescere e mi ha sicuramente aiutata ad avere una maggiore consapevolezza e gratitudine verso tutto ciò che ho, a non dare davvero nulla per scontato, neanche la vita stessa.

Spero davvero che, magari in televisione o sui social, un giorno qualcuno dica: ” É finita, possiamo riabbracciarci. É finita, puoi respirare. É finita, puoi sederti vicino al tuo compagno di banco!’’. Ad oggi spero solo che tutto finisca, ma in senso positivo questa volta, spero che vi sia una fine dalla quale poter però ricominciare a vivere. 

Antonietta Ramondino