La vita ti piace? Vivi. Non ti piace? Cambiala

La felicità è il sorriso di un bimbo

“La vita ti piace? Vivi. Non ti piace? Cambiala!”. La perdita della propria vita può ritenersi una scelta eroica o doverosa al fine della libertà spirituale e morale? L’ illustre letterato italiano, Dante Alighieri, affronta questo tema lungo la via dell’emendazione che egli compie nella sua opera la “Divina Commedia”. Nelle cantiche dell’Inferno e del Purgatorio, lo scrittore sostiene che gli uomini, pur di sfuggire ad una vita sdegnosa, ricorrono alla violenza contro loro stessi, citando Pier de la Vigna, nel VII cerchio II girone dell’Inferno (“violenti contro se stessi”), e Catone Uticense nell’antipurgatorio e schierandosi contro quest’azione ritenuta il più grande peccato, peggiore dell’omicidio a causa del rifiuto del dono di Dio.

Differente è il pensiero del filosofo Giovanni di Salisbury, il quale nella sua opera mette in relazione la libertà con la virtù e il suicidio, affermando che la libertà ha origine dalla virtù e per il raggiungimento di essa bisogna essere disposti anche a morire, se necessario.

Ma perché schierarsi contro l’unica vita che ci viene data senza rispettare il corso della natura e provare ad affrontare le difficoltà?

Perché, se ci atteniamo al pensiero religioso o dantesco, dovremmo perdere la libertà terrena per giungere ad una “schiavitù” ultraterrena?

A questi interrogativi si può rispondere attraverso due diverse visioni: quella di Seneca e quella Shakespeariana.

La prima reputa che la reale libertà che la vita possa offrire sia quella di scegliere se potersi o meno sottrarre alle avversità o alle malattie dell’uomo, ricorrendo all’uccisione volontaria di se stessi. La seconda, invece, prende in considerazione, attraverso la figura di Amleto, la paura dell’ignoto aldilà che impedisce il compimento di un’azione così brutale.

Purtroppo, questo tema risulta attuale poiché, come viene espresso dall’illuminista Alfieri nel trattato “Della Tirannide”: “è meglio morire per non viver servo”. La società del presente rende ogni giorno servo morale e suicida un padre che non riesce a sostenere economicamente la propria famiglia, un omosessuale deriso, il ragazzino più debole soggetto al bullismo, le donne vittime di abusi sessuali. E tante altre persone che le circostanze guidano verso questa via tutt’altro che eroica in assenza di coraggio. Dunque ciò che rende la vita priva di sdegno, colma di virtù e libertà, non è altro che la capacità di affrontare gli ostacoli, di riscattarsi dagli impedimenti per una vita all’insegna della felicità!

Serena D’Ascola 5 E Liceo scientifico “Volta” RC