La vera storia della colomba di Pasqua

Colomba Pasqua

La colomba. In questo periodo quanto è difficile dire di no a un pezzo di dolce a forma di colomba?

Se amate questa prelibatezza (con o senza i canditi) preparatevi a una “dolce” sorpresa: di fronte alla colomba pasquale si sono fermati perfino un re con il suo cavallo.
Quindi, mentre smaltisco l’abbondante abbuffata di Pasqua e paquetta, lascia che ti racconti della leggenda che sta dietro questo dolce dalle origini (non a caso) lombarde…

Sì lo so, è passata più di una settimana.

Ma è poco tempo per digerire tutto quello che abbiamo messo in pancia. E poi la storia è davvero bella, fa sempre bene ascoltare (o leggere) delle storie sul cibo come quella della nascita del cornetto che vi abbiamo raccontato tempo fa.

Partiamo. Ferro e fuoco incombevano sulla città di Pavia.

Alboino, re dei Longobardi, aveva assediato per anni la città e ormai pregustava l’immane strage che avrebbe fatto degli abitanti, rei di non essersi inchinati subito di fronte al suo nuovo signore e padrone.
Era sabato Santo e i pavesi conoscendo la reputazione del loro nemico (che non brillava per magnanimità e buon gusto di certo) corsero ai ripari chiudendosi in casa.

Alboino entrò in città a cavallo e galoppando si diede, spada alla mano, al saccheggio. Ad un certo punto il suo fido animale stramazzò al suolo; il re, disperato per essere rimasto appiedato, non si capacitò di quello che era accaduto e cercò invano di fare rialzare quel ronzino; ma ecco, un profumino piano piano si avvicinò alle sue narici: un fornaio stava portando qualcosa al re.

Ora, appena il cavallo sentì l’odorino subito riprese le forze e si risollevò sulle quattro zampe (mmm…qualcosa mi dice che probabilmente era l’ora di pranzo…). Il re sorpreso da questa generosità non ammazzò subito il fornaio (ricordiamoci che Alboino è lo stesso re che per il suo matrimonio scelse di usare come coppa il cranio del suo nemico che, casualmente, era anche il padre della sua sposa, la quale, altrettanto casualmente, lo avvelenerà) e rimase ad ascoltare cosa questo tizio infarinato avesse da dirgli.

In breve, disse di aver portato al re quel pane dalla forma di colomba perché il giorno successivo sarebbe stata Pasqua e lui insieme ai suoi concittadini chiedevano la pace (e per essere più sicuri i pavesi gli offrirono oltre alla città, anche soldi, gioielli e dodici fanciulle). Il re longobardo colpito dal prodigio del cavallo (e forse pure dalla promessa di un bel malloppo) si mise a proclamare pubblicamente che accettava la loro offerta di pace e che avrebbe rispettato la colomba come simbolo di questa nuova pace.

Facciamo un salto al giorno dopo…  Alboino è già seduto sul trono, ha ricevuto i soldi e i gioielli e sta solo aspettando di poter vedere, finalmente, queste splendide dodici fanciulle. La folla si aprì in due ali e il gruppetto femminile, velato e vestito tutto di bianco, arrivò al cospetto del re.

«Qual è il tuo nome?» (sarà stata la prima domanda del re).

«Colomba» rispose una.

«E il tuo?» rivolgendosi verso un’altra.

«Colomba» rispose anche la seconda.

Dissero tutte di chiamarsi colombe e siccome il giorno prima re Alboino aveva detto che avrebbe rispettato la colomba (Considerate che gli uomini e amministratori nei tempi antichi mantenevano la parola data, quanto sono lontani quei tempi…) , fu costretto a rimandarle tutte alle loro famiglie.

Quindi, lasciate sempre un po’ di colomba da parte… così se un re longobardo dovesse assediare la vostra città sapete cosa fare.