
Nei Tg, sui giornali, nelle radio si sente parlare solo di vaccini, distanziamento, mascherine, delle aziende e dei lavoratori in difficoltà, della scuola che apre e chiude, ma nessuno parla di come ci si sente ad essere uno studente e vivere gli anni più belli chiusi in casa, davanti a uno schermo.
Prima del Covid consideravo la scuola come una prigione e a volte ci andavo anche controvoglia, ora invece poter andare a scuola mi fa sentire libera e mi dà la sensazione di aver guadagnato un pezzo di normalità.
É bello rivedere di persona i compagni.
Prima alcune volte cercavo un motivo per non uscire o per stare un po’ con me stessa, ora cerco tutte le scuse per uscire anche solo per fare una passeggiata.
In questo periodo mia sorella mi ha aiutato a non sentirmi sola e mi ha strappato un sorriso quando mi vedeva giù. Lei può capirmi benissimo dato che vive la mia stessa situazione!
A causa del lockdown non ho potuto vivere alcuni dei momenti più belli della mia vita: fare una gita, una passeggiata in compagnia, passere del tempo con gli amici, con la famiglia. Siamo costretti a stare tutto il giorno chiusi in casa davanti a uno schermo a fare video lezioni, videochiamate, a guardare serie tv, a studiare senza avere uno svago che ci permetta di staccare dalla routine.
Anche i miei rapporti sociali a causa della pandemia si sono allentati poiché non posso frequentare i miei amici e i vari gruppi di cui faccio parte.
È difficile pensare al futuro vedendo che molte cose che prima erano naturali e ora sono molto complicate. Allo stesso tempo, però, in questo periodo di lockdown ho imparato ad apprezzare la fortuna di avere una famiglia; si sa che nei periodi “normali” si va sempre di corsa e non si ha il tempo nemmeno di pranzare insieme. Mi sono goduta i momenti vissuti insieme a loro e ho imparato ad essere felice dei gesti che prima mi sembravano banali, come anche semplicemente giocare a carte o costruire un puzzle insieme.
Ho capito che la vita va vissuta così come viene senza farsi troppe illusioni.
A volte bisogna “accontentarsi” di ciò che si ha, seppur con la consapevolezza di dover lottare per gli obiettivi che si devono raggiungere.
Per esempio con la Dad, pur facendo lezione a distanza, se si segue e ci si impegna si possono ottenere gli stessi risultati, nonostante il mal di testa e il bruciore agli occhi. Grazie alla didattica a distanza ho imparato ad apprezzare la didattica in presenza. Sento spesso parlare che con la Dad gli studenti non studiano e non rendono per quanto dovrebbero ma non sono d’accordo, in quanto io ho mantenuto la stessa voglia di studiare anche fino a tarda sera.
Quindi, posso dire che la pandemia ha cambiato il mio modo di vedere e approcciare le cose facendomi apprezzare tutto ciò che ho, anche la semplicità.
Miriam Pata