Amo il teatro sin da bambina. Mi ha aiutato a credere in me

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Il teatro per me rappresenta quel distacco dalla vita reale, un momento di svago. È una forma di espressione legata al modo d’essere di una persona verso il pubblico, ma anche verso se stessa. Amo il teatro sin da bambina: ricordo di quando mi mettevo di fronte allo specchio della mia camera e recitavo scene di film, cartoni o perfino inventate al momento e mia madre osservandomi ripeteva: ”Sembri nata per far questo!”. Ho immaginato tante volte di essere al posto di un’attrice e ho provato a pensare come mi potessi sentire prima di entrare in scena e se sarei mai riuscita a trasmettere al pubblico qualche emozione. Da sempre il mio grande sogno era quello di far parte di una scuola di teatro, di avere una persona preparata al mio fianco che potesse farmi conoscere cosa realmente sia il teatro e potesse essere in grado di formarmi come futura attrice. Forse il mio carattere vivace ed espansivo, forte ma sensibile allo stesso tempo, mi ha aiutata a far crescere questa mia passione. Sono una ragazza molto insicura in tutto quello che faccio nella mia vita, se devo intraprendere una nuova esperienza mi butto a capofitto, ma credendo poco nelle mie possibilità. Se c’è una cosa in cui credo, invece, è salire sul palco e recitare poiché per me recitare è vivere. Credo che nella vita tutto non avvenga per caso, dico questo perché quel sogno che sembrava essere tanto lontano da me è divenuto in parte realtà. Sono rimasta entusiasta perché la mia professoressa Eleonora Pitasi ha voluto credere in me e affiancata da un regista reggino, Giorgio Pangallo, sono riusciti a far nascere nel nostro liceo una vera e propria scuola stabile teatrale. La prima volta che ho visto arrivare il maestro ho pensato: “Adesso devo veramente credere in me stessa, mettere da parte il timore e riuscire a far credere che valgo, che questo per me non è un sacrifico, ma una passione”. Ci sono riuscita in pieno e mi è stato assegnato uno dei ruoli da protagonista nella tragedia di Shakespeare “La Bisbetica Domata”. Entrare nel personaggio della bisbetica non è stato difficile poiché era molto vicina al mio modo di essere: ribelle, scontrosa, musona, ma mi basta ricevere un poco d’amore per quietare la mia indole. Recitare un personaggio non è facile, poiché devi uscire da te stessa e provare ad identificarti in quella persona. Solo se fai bene questo riesci ad arrivare al pubblico, a trasmettere dei sentimenti e a suscitare delle emozioni. È stato un anno di intenso e duro lavoro ma ci siamo riusciti alla grande. Io e i miei compagni d’avventura siamo divenuti una squadra poiché credo che noi giovani riusciamo a partecipare con grande entusiasmo alle attività proposte e a non aver timore di metterci in gioco completamente. Abbiamo creato un prodotto che ha fatto successo tanto che siamo stati invitati a partecipare agli Stati Generali della Cultura ed ad esibirci la sera del 25 Aprile in uno dei teatri riconosciuti in Italia: il Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria. È stata un’esperienza meravigliosa, non dimenticherò mai l’ansia prima del debutto, la paura di sbagliare o di non suscitare emozioni a chi avevo di fronte. Per fortuna è andato tutto per il meglio e siamo stati l’orgoglio del nostro liceo, del nostro Preside e di tutti coloro che ci hanno supportato. Questa è la prova provata che nella vita basta crederci e sperare. Quest’esperienza mi sta insegnando tanto, mi sta aiutando a credere in me stessa e nelle mie capacità e a far crescere la mia autostima. Sarebbe bello che il teatro diventasse un’attività promossa in tutte le scuole, poiché se fatto con qualità è di grande utilità formativa: è un linguaggio interdisciplinare in grado di contenere una grande varietà di cultura.

Alessia Cuzzola 4 DSU – Liceo delle scienze umane “Gulli” di Reggio Calabria