
Wake up! Che ore sono? Mi sveglio da sola, vedo addirittura un raggio di sole che irrompe dalla finestra e penso: “se non siamo in ritardo, oggi è iniziata da Dio!”. Chiamo Monica, le prese per caricare i cellulari sono vicino al suo letto, perciò mi è impossibile sapere l’ora autonomamente.
Sono le 7.30, la sveglia è impostata per le 8. Grande! Continuo a stare un po’ nel letto, col sorriso, per poi gustarmi “A Sunday Smile” dei Beirut, canzone che avrebbe dovuto svegliarmi. Salto giù dal letto, non fa nemmeno tanto freddo. Decido di vestirmi con la mia roba preferita, oggi sarà il primo giorno da turisti che ci vien concesso: scarpe bordeaux, jeans, felpa dei Boston Celtics, che se pur non caldissima è troppo bella. Mentre finisco di allacciarmi le scarpe penso al prof. Gatto e ai suoi discorsi di ieri sera: ha detto che da ora in poi mi stalkererà girando con un metro in tasca, pretende che mi faccia crescere i capelli ed elimini dal mio vestiario felpe, jeans e scarpe da ginnastica; praticamente di quel che metto solitamente mi ha concesso solo l’intimo. Sorrido.
Mentre preparo la colazione continuo a sentirmi di buon umore, così decido di riprovarci a instaurare un rapporto con Monica: potrei fallire, ma chi se ne frega, male che vada si resta come ieri. Mi chiede come funziona il microonde, glielo spiego. Non capisco cosa stia facendo, ma non riesce ad azionarlo. La guido con la voce, poi mi secco e vado verso di lei: “Posso?” “Devi?” “No”.
Torno a sedere, da questo momento il microonde può pure scoppiare per me. Lei continua a smanettare, poi si siede: “lo sai che non è ancora acceso, vero?” “…lo avrei scoperto tra 4 minuti”. Ah beh, allora ok. Alla fine ce la fa, mentre io spero vivamente che non stia riscaldando latte, visto che con due minuti diventa già lava come quella dell’Etna: “Hai messo del latte?”. “Si”. “Quattro minuti”? “Mh”. “Ne bastano due”.
Si alza e va a toglierlo. Ma che brava, mi ha dato retta! Avete presente quella patina che si forma sul latte quando lo mettete a freddare in una tazza ed è troppo caldo? Ecco, in questo caso la tazza ne era totalmente ricoperta, un po’ come le macchine qua fuori con la brina. Lei beve, sembra non le crei problemi. Alle 8.58 siamo fuori di casa, sorrido: c’è un bel sole per gli standard di Londra e non fa nemmeno tanto freddo! Arriviamo in stazione che mancano dieci minuti all’arrivo del primo tube, non mi sembra un dramma. Passo il tempo ascoltando musica e saltellando a ritmo, qualcuno ogni tanto mi guarda, io ricambio lo sguardo e sorrido: che ascolto? Proprio loro, gli Afterhours, quelli che fino a ieri quasi mi deprimevano. Tutto cambia a seconda di come ti poni, questo è il segreto, secondo me! Nel frattempo inizio ad avere caldo (sì, ho detto caldo), inizio a mettere via giubbotto e cappello mentre arriva il tube, ancora più riscaldato della fermata, ma con solo la felpa mi sento bene. Mentre sono seduta mi arriva un messaggio, qualcuno dall’Italia mi chiede se riesco a procurargli una sigaretta. A procurargliela forse riesco, ma fargliela avere sarà dura. Non so perché, ma questa conversazione mi fa ridere come un’idiota. Arriviamo in orario a Paddington, dove troviamo subito i prof. Purtroppo, a quanto pare ci sono diversi problemi con le metro, e finiamo di riunirci solo per le 11. Una volta al completo, ci incamminiamo. La prima parte della giornata la dedichiamo ad Hyde Park, un parco enorme e a dir poco bellissimo: mi basterebbe un terzo di questo per Reggio, ma cose simili non ne abbiamo. Il tempo passa in fretta e già sentiamo una certa fame. Il gruppo si divide per la pausa pranzo, io finisco al Mc Donalds. Maledizione, non mi piace. Alla cassa veniamo serviti da una ragazza che identifichiamo subito come romana, la quale mi fa da principio tantissima simpatia, e credo che a nostra volta le siamo piaciuti, sarà che trovare un/una connazionale in terra straniera fa sempre un certo effetto, anche se a Londra ci sono italiani in ogni dove. Finito di mangiare e passata l’emozione per i fantastici marchingegni asciugamani che ho trovato nel bagno, usciamo per rivedere il resto della comitiva. Gironzoliamo un po’, per poi entrare al Natural History Museum. Che spettacolo! Ragazzi, se andate a Londra, questa è una delle tappe obbligate, non solo perché è un museo pieno zeppo di roba interessante, ma anche perché è gratuito, perciò non non ci sono scuse. Appena entrati iniziamo subito ad ammirare quel che ci troviamo attorno; ci sono diverse sale, ma quelle che più mi colpiscono sono quella dei fossili e quella dei dinosauri. Il museo l’ho visitato e apprezzato in tutto il suo complesso, ma queste sale in particolare le reputo meravigliose! Adoro i fossili, mi perdo cercando di figurarmi come era in realtà quella creatura, tutti quei millenni fa. Per quanto riguarda i dinosauri è pieno zeppo di roba, e alla vista di un triceratopo mi sento bambina, perché è sempre stato il mio preferito. Il T-Rex, invece, ha una sua sala a parte: si prende una passerella rialzata, per poi entrare in questa stanza dove c’è una riproduzione a scala naturale di un T-Rex che si muove ed emette versi, decisamente ben fatta. Finito il giro torniamo all’ingresso, dove ci siamo dati appuntamento per le 5. Pian piano ci riuniamo, ma all’appello mancano Doda e Monica. Le cerchiamo in lungo e in largo, ai telefoni non rispondono e intanto il tempo scorre. Alle 6, quando il museo sta per chiudere, finalmente le vediamo comparire dalla porta d’ingresso. Si giustificano dicendo che non avevano trovato l’uscita principale e quindi hanno dovuto fare il giro del palazzo, ma Crupi non vuole saperne, è piuttosto arrabbiato, e ritiene pure che la scusa non sia molto plausibile. Doda ha il buon gusto di tacere, mentre Monica continua a difendere le sue motivazioni. Provo ad ascoltare, poi mi allontano pensando a cosa deve provare un prof in queste circostanze. A questo punto siamo già fuori e continuiamo a camminare verso West Minster per una buona mezz’ora. Il gruppo inizia ad annoiarsi, così prendiamo per la metropolitana, ma essendo sabato sera c’è una ressa spropositata. Alla fine ce la facciamo ad arrivare, ma rimaniamo giusto il tempo di fare due foto al Big Ben. Poi, essendo tardi, prendiamo la metro per tornare a casa, domani saremo di nuovo qui. Adesso sono in cucina, non ho ancora cenato e mi sento distrutta. La doccia è stata d’aiuto, ma se non vado a letto domani non capirò niente! Mh, magari giusto il tempo di dare un’occhiata a fb… beh, a presto!